Mostra Andropos

‘La mia storia creativa inizia al liceo artistico di Firenze nel 1968, un anno pieno di proteste studentesche e tumulti rivoluzionari.
La vita dopo il liceo mi ha portato ad affrontare le difficoltà del lavoro nel commercio per 42 anni, ma non mi ha mai impedito di continuare la mia attività artistica. Per molti anni ho sperimentato varie strade nell’arte visiva, un periodo in cui prevalevano il disegno e la scultura
che mi ha portato a cercare nuovi materiali e forme di espressione. 

Un momento importante è stato quello in cui ho scoperto un grande artista, Alberto Giacometti, che mi ha permesso di capire ciò che per me
è sempre stata importante: la condizione di solitudine dell’uomo,
Il suo perdersi nello spazio che definisce i suoi confini.

Dalla rappresentazione del corpo umano sono passato a un’immagine astratta che mi permette la non identificazione dell’individuo, un ritorno all’effigie senza carattere o razza, una figura universale che posso collocare in contesti senza riferimento al luogo o alla situazione.

Quello che cerco è di isolare nel tempo e nello spazio una condizione che appartiene a tutti noi. Le mie figure possono essere scheletriche o esageratamente gonfie, con pance abnormi sostenute da gambe sottili, e tutte rappresentano una buffa presa di coscienza della nostra fragilità esistenziale.”.

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